Il Castello di Zena, costruito su uno sperone roccioso per sbarrare la valle di Zena fu già di proprietà di Matilde di Canossa. Già nominato nel 1127, fu riedificato nel '600, mentre alla fine del secolo scorso fu rimaneggiato secondo il gusto romantico che gli impose merli e strutture in falso stile gotico. Si possono però ancora notare le tracce del lavoro dei Maestri Comacini sull'architrave di una piccola finestra e i resti di alcuni affreschi medeivali. Il castello era fornito anche di un giardino pensile, due cisterne per l'acqua e una ghiacciaia. Negli anni '70 il castello venne restaurato ad opera della famiglia Sassoli- De' Bianchi, che fornì anche il permesso a Luigi Fantini (studioso della Val di Zena) di conservare lì il proprio archivio e la collezione di botroidi che oggi si possono ammirare nel piccolo museo di Tazzola.
Come ogni castello anche quello di Zena ha la sua leggendaria storia di amore tragico: la passione di Zenobia, di famiglia Guelfa, con un giovane di famiglia Ghibellina non potrà che avere risvolti tragici.
La Torre dell'Erede o della "Rete" è una costruzione probabilmente del Duecento, ma di origine più antica e facente parte del sistema difensivo del vicino Castello di Zena. Reca inglobati nelle mura alcune testimonianze di pietra raffiguranti esseri umani ed animali. Il coronamento ligneo della sommità della torre, simile a quelli che c'erano anticamente sulle torri, è stato costruito ex-novo in epoca recente. Le altre costruzioni del borgo vennero aggiunte o rifatte nel Cinquecento.